RICORDANDO RITA con Christian René de Duve

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La signora della Scienza italiana, Rita Levi Montalcini, Nobel per la Medicina 1986, non era presente al sessantesimo meeting dei Nobel laureates tenutosi di recente a Lindau; ma è come se lo fosse stata, per tutte le volte che è stata ricordata dai suoi amici e colleghi. Memorabile la sua partecipazione del 1993 quando presentò la "Magna Charta dei doveri dell'uomo ".
Ne parliamo con Christian de Duve, premio Nobel per la medicina 1974, suo grande amico.
"Rita è una persona speciale, animata da forti sentimenti sociali" ricorda il Nobel "ha sempre associato alla ricerca scientifica, iniziative concrete a sostegno delle popolazioni più svantaggiate".


Faccio notare che, come lui, Rita Levi Montalcini è una darwiniana convinta e che, come lui, ama scrivere libri dove spesso affronta temi riguardanti le origini della vita, il futuro del pianeta terra e del genere umano.
"E' vero", sorride de Duve, e mi chiede se ho letto il suo ultimo libro sulla genetica del peccato originale; "lo legga ", mi raccomanda, "La Genetique du Peche Original ".
Christian René de Duve ha 93 anni ma non li dimostra. La consapevolezza di avere ancora molto da fare, da vedere, da comprendere e trasmettere, gli conferisce una pacata sicurezza che traspare dal suo sguardo pieno di luce e curiosità. Nella Inselhalle di Lindau, al sessantesimo meeting dei Nobel Laureates, lo scienziato ha presentato la sua lettura sulla "Selezione Naturale e il Futuro della Vita "davanti a 700 giovani ricercatori provenienti da ogni parte del mondo.
Incanta de Duve, per la semplicità con cui spiega l'evoluzione della vita attraverso i più fini meccanismi cellulari da lui studiati e che lo hanno portato al Nobel con la scoperta di un organo essenziale per la sopravvivenza della cellula stessa, il lisosoma. E sorprende anche perché, dopo una vita dedicata alla biochimica e alla biologia molecolare, un bel giorno ha deciso di mollare tutto, piastre, pipette, microscopi e laboratori per dedicarsi a ciò che più lo appassionava.
"Ho dedicato la mia vita alla ricerca" spiega il Nobel "negli ultimi anni ho diretto contemporaneamente due centri, uno a Bruxelles e l'altro a New-York. Quando ho realizzato che gli Istituti potevano andare avanti anche senza di me, ho deciso di iniziare un lungo viaggio per capire l'origine della vita sulla terra, nella nostra galassia ed oltre e per studiare l'evoluzione ed i meccanismi del processo evolutivo, importantissimi perché hanno dato origine anche a me e a te" .
Lei pensa che la Scienza oggi possa spiegare tutto?
"La Scienza non spiega ogni cosa ma sta cercando di farlo, in termini naturali. Quando ero studente all' Università, più di 70 anni fa, la conoscenza di tutto ciò che riguardava gli organismi viventi era scarsa e confusa. In seguito si sono scoperte le proteine, gli enzimi, migliaia di reazioni chimiche, la struttura del DNA ed il codice genetico. Oggi si sa, inconfutabilmente, che tutti gli esseri viventi discendono da uno stesso gene ancestrale che, nel corso dei tempi, ha subito mutazioni. Ma la Scienza deve ancora spiegare molto".
Ricordo al Nobel il pensiero di papa Ratzinger sull' etica dell'Evoluzione, "Un' etica assetata di sangue, che offre poco conforto all'uomo ".
"L'evoluzione è un fatto" ribadisce Christian de Duve "dimostrato dalle similitudini tra i geni in esseri differenti: dal verme della terra alla medusa, ai microbi, all' uomo stesso. Un determinato gene umano differisce dal medesimo gene nello scimpanzé per una sola lettera, nel cavallo per 10, nella mosca per 21. Queste differenze si spiegano con l'accumularsi delle mutazioni. Quello che Darwin postulava era che le modificazioni genetiche, prodottesi durante l'evoluzione, erano accidentali e che poi, la selezione naturale, faceva prevalere le variazioni più idonee alla sopravvivenza".
Riusciranno mai Scienza e Religione a parlarsi e ad intendersi?
"Credo che la Religione e la Scienza siano due entità completamente distinte e che, proprio per questo, possano coesistere. Se lo scienziato dice "Dio non esiste" non ha ragione di affermarlo perché non ha prove che Dio esista, ma non ha neanche prove che Dio non esista. Se i religiosi dicono che "tutto è stato creato" com'è stato scritto 4.000 anni fa nella Bibbia e che l'evoluzione non esiste, questo è un grosso errore. Lo scienziato deve dire: "Alt! l'evoluzione è un fatto provato ".
Rita Levi Montalcini ritiene che il computer è, tra tutte le macchine finora comparse sulla strada degli esseri umani, la più soggetta a cambiamenti ed evoluzione continua...
Cosa pensa lei del computer? E' solo uno strumento?
"Sì. Per me il computer è uno strumento. L'uomo sin dalle sue origini ha inventato attrezzi utili: pietre, coltelli, ruota, automobili, jets, apparecchi elettrici e computer sempre più complicati e potenti. Il computer, come gli altri strumenti, è soltanto un mezzo ideato dall' uomo per raggiungere nel modo migliore i propri scopi.
Ritiene lei che la elaborazione software di un computer possa essere in qualche modo paragonata alla mente umana?
No perché l'intelligenza dell' homo sapiens sapiens è dovuta alla corteccia cerebrale che i computer non hanno. La corteccia è costituita da 6 strati di cellule di neuroni diversi, con miliardi di connessioni tra loro che sono di gran lunga più numerosi di tutte le connessioni di tutti i computer del mondo. Finché non si riuscirà ad avere un computer con la corteccia cerebrale, non avremo mai un computer intelligente. Può darsi invece che tra un miliardo di anni ci saranno uomini con una testa enorme e con un'enorme corteccia capace di fare cose che oggi noi non immaginiamo nemmeno.
Ci saranno limiti all' evoluzione della specie umana?
L'evoluzione dell'uomo è strettamente collegata alle risorse disponibili sulla terra. Noi come specie abbiamo avuto un enorme successo, più successo di qualsiasi altra specie. Solo durante la mia vita il numero di uomini si è quadruplicato. Oggi siamo in 10 miliardi di persone a vivere su un piccolo pianeta con risorse limitate che continuiamo a sfruttare, peraltro inquinandole. Se non metteremo un rimedio, raggiungeremo un punto di non ritorno ed allora potremo soltanto estinguerci!
Ritiene che gli scienziati abbiano precisi doveri nei confronti dell' umanità?
Abbiamo il dovere di metterci in gioco, di adoperarci, di far pesare tutta la nostra autorevolezza per sensibilizzare l'intera collettività ed i grandi della terra agli enormi umani, sociali, politici, culturali ed ambientali dei nostri tempi. Ma dobbiamo anche rivolgere un costante appello come esseri umani ad altri esseri umani, se vogliamo che l' umanità si salvi.
Quale messaggio si sente di trasmettere ai giovani ricercatori, ai futuri scienziati di domani?
"Pensate in modo diverso, ricordate la vostra umanità e dimenticate i vostri immediati interessi che possono danneggiare il futuro. Fate quello che noi non abbiamo fatto".

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