Le lesioni del midollo spinale sono per lo più di origine traumatica, causate da flessione laterale, frattura vertebrale, dislocazione, rotazione, carico assiale e iperflessione o iperestensione del midollo. Gli incidenti automobilistici sono la causa più comune del trauma al midollo spinale, mentre altre cause includono cadute, incidenti sul lavoro, infortuni sportivi, e ferite da arma da fuoco o bianca. Le lesioni del midollo possono essere però anche di origine non traumatica, come nel caso di tumori, infezioni, malattie del disco intervertebrale e malattie vascolari del midollo stesso. Gli uomini sono più a rischio rispetto alle donne: più dell’80% dei pazienti con lesioni midollari infatti sono uomini.
Sabato 14 Maggio 2011 presso l’ Auditorium Balestrieri di Brescia si è tenuto un incontro aperto agli studenti delle scuole secondari superiori della città di Brescia e alla popolazione tutta nell’ambito delle manifestazioni organizzate dalla Fondazione Giorgio Brunelli in occasione dell’ottavo Symposium Internazionale per la Ricerca sulla Rigenerazione e Riparazione del Midollo Spinale. Il convegno è stato dedicato ad un argomento che purtroppo è sempre “ del giorno “: gli incidenti stradali che rappresentano la causa principale di lesioni traumatiche del midollo spinale con para e tetraplegia. Il recente rapporto stilato dall’ Istat per l’ ACI, lascia di sale. Ogni giorno 15 persone perdono la vita sull’ asfalto delle nostre strade ed i feriti sono circa 900. Ogni anno si registrano 5.500 morti e 314.000 feriti; la maggior parte di questi sono giovani al di sotto dei 24 anni d’età. L’ Italia fa da capocordata a tutti gli altri Paesi dell’ Unione Europea. Ancora una volta, nero su bianco, le cifre parlano chiaro e ci richiamano alle nostre responsabilità di genitori, educatori, cittadini. La domenica è il giorno in cui si muore di più, il mese listato a lutto è luglio ( 19 decessi al giorno), le ore più a rischio sono quelle comprese tra le 14 e le 17, il maggior numero di decessi si registra tra la mezzanotte e le 6. Nell’ ordine, le cause maggiormente responsabili sono: il mancato rispetto della segnaletica, la guida distratta, la velocità ed il mancato rispetto della distanza di sicurezza. Ogni giorno, sulla strada, perdono la vita 15 persone. Per lo più si tratta di giovani al di sotto dei 30 anni. Un’ emergenza sociale. Da affrontare in vario modo e con vari mezzi. Multe, divieti, punizioni però, secondo gli esperti, non sono gli strumenti più adatti. I giovani under-30 sono spesso convinti, vuoi perchè alla guida di macchine robuste, vuoi perchè in preda ad un delirio di onnipotenza da alcol o psicofarmaci, di saper gestire il rischio, di poter controllare ogni pericolo, In ogni circostanza. Niente di più sbagliato, purtroppo, e i dati lo confermano. Sono proprio loro le principali vittime e anche i principali responsabili di incidenti che causano la morte di altre persone. Come aumentare il senso di responsabilità verso se stessi e gli altri, di chi è alla guida di un automezzo? Sicuramente l’essere rimasti coinvolti in un incidente con pesanti conseguenze fisiche, insegna molto e può trasformare chi ne è colpito, in veri e propri testimonial di “guida sicura”. Ma bisogna proprio arrivare a questo per ottenere dai giovani più attenzione e correttezza quando sono alla guida di un mezzo? Ci si augura di no, anzi l’obiettivo della lotta alle stragi sulle strade italiane, da chiunque Istituzione pubblica o iniziativa privata parta, punta proprio sulla Prevenzione. Ancora una volta la comunicazione riveste un ruolo di importanza strategica per creare una cultura della “mobilità sicura” diffondendo messaggi positivi e non terroristici, come suggerisce la ricerca condotta dall’ A.C.I. e dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione. Il bilancio annuale degli incidenti su strada su tutto il territorio europeo e’ enorme. 1 milione e 300 mila gli incidenti, 40mila i morti ( 10 mila giovani tra i 15 ed i 24 anni ), 1 milione e 700 i feriti, 160 miliardi di euro, il costo di queste tragedie. Ecco perche’ l’ Unione Europea si e’ prefisso l’obiettivo, entro il 2010, di dimezzare il numero delle persone vittime della strada. Per il nostro paese, ( dal 2003 al primo posto nell’ambito dei paesi u.e.) l’ obiettivo e’ ancora lontano ma non difficile da raggiungere. Per centrarlo non si dovrebbero superare le 3.100 vittime l’anno, con una riduzione ogni anno del 9%. E’ dunque arrivato il momento di agire . Per tutti ed a tutti i livelli con provvedimenti atti a migliorare la rete di sicurezza stradale ma soprattutto con campagne di sensibilizzazione e con strategie di prevenzione. Bisogna arrivare a far si che i nostri giovani siano consapevoli dell’ importanza di mettersi alla guida con veicoli sicuri, revisionati a dovere ogni stagione, che allacciare la cintura di sicurezza sia un’ azione “ salvavita” e che è pericolosissimo, per la propria vita e per quella altrui, mettersi al volante sotto l’effetto di bevande alcoliche e altre droghe. La Fondazione Giorgio Brunelli, da anni dedicata alla ricercaScientifica nel campo delle Neuroscienze, in particolar modo in quello della riparazione del midollo spinale,si propone anche di diffondere tra la gente una nuova cultura scientifica, per una maggiore comprensione delle differenti scelte connesse alla Ricerca stessa e strettamente correlate alle numerose problematiche della disabilità ( paraplegia, tetraplegia ), spesso conseguenza degli incidenti stradali. Dei vari aspetti di prevenzione per contrastare gli incidenti automobilistici e i loro esiti drammatici, hanno dibattuto i seguenti relatori
Margherita Peroni – Presidente della Commissione Sanità e Assistenza della Regione Lombardia
Aristide Peli -Assessore Provinciale con Deleghe alla Pubblica Istruzione, Università, Gestione Albi dell’Associazionismo e del Volontariato,Ufficio relazioni con il Pubblico, Famiglia, e attività Socio Assistenziali, Pari Opportunità.
Barra Barbara –I° Dirigente della Polizia di Stato, Dirigente della Sezione della Polizia Stradale di Brescia.
Claudio Mare –Direttore A.A.T. (Articolazione Aziendale Territoriale) 118 Brescia
Roberto Merli – Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ONLUS – (A.I.F.V.S. Onlus)
Angela Jo Ferrari - Giornalista- Graffiti dell’ Anima
AL SERVIZIO DELLA DISABILITA'
“Niente su di noi senza di noi “ questo il motto dell’Anno Europeo 2003 delle Persone con Disabilità organizzato con l’ obiettivo sia di aumentare la consapevolezza dei cittadini europei nei riguardi della disabilità che di vedere riconosciuti i pari diritti per le persone con disabilità.
Quante sono oggi le persone disabili nel mondo, in Europa, nel nostro Paese? Secondo stime ufficiali le persone disabili al mondo sono circa 650 milioni, quelle che vivono negli Stati dell’ U.E. sono circa 38 milioni ( pari al 10% dell’ intera popolazione). In Italia, secondo dati ISTAT, i disabili sono circa 6 milioni e 500 mila ( 11% della popolazione italiana); dati questi che non includono le persone che vivono in Istituti ( circa 191 mila anziani ) e i bambini sotto i 6 anni di età ( 45 mila 300 bambini ). I bambini e gli anziani insieme costituiscono quella fascia di popolazione che, per mancata acquisizione ( bambini ) o perdita fisiologica ( anziani ) delle ordinarie abilità, viene considerata “disabile”, sia pure con le diverse sfumature. Esistono poi altri livelli di disabilità che possono essere ricondotti alle seguenti categorie: Confinamento individuale, Difficoltà nelle funzioni, Difficoltà nei movimenti, Difficoltà vista, udito, parola. La più grave forma di disabilità è rappresentata dal confinamento, che implica la costrizione permanente in un letto o su una sedia con livelli di autonomia nel movimento pressoché nulli. In Italia sono circa 80.000 le persone, di età compresa fra i 6 e i 75 anni, che risultano confinate individualmente o che hanno gravi difficoltà motorie dovute a patologie invalidanti e a traumi che hanno portato a stati di para e tetraplegia. Come definire oggi la disabilità? Secondo l’ O.M.S. la disabilità è “ la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui l’individuo vive “ ( OMS 2002 ). In poche righe sono contenuti concetti rivoluzionari che introducono un nuovo modo di intendere la disabilità che dunque non rappresenta più una condizione clinica a se stante e isolata dal resto del mondo, bensì una realtà interattiva che si interfaccia e modula con quella circostante, generando quello che viene definito il modello bio-psico-sociale dell disabilità. Il dott. Giampiero Emilio Aristide Griffo, rappresentante del Consiglio Nazionale sulla Disabilità presso l’ European Disability Forum, sul 1° capitolo del libro “ ICF (classificazione internazionale del funzionamento) e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità “ così scrive: “La consapevolezza nuova che la disabilità è una condizione ordinaria che ogni essere umano vivrà nel corso della propria esistenza impone alla società di tenerne conto in tutti i processi di sviluppo e di organizzazione sociale”. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è stata approvata a New-York il 13 Dicembre 2006 con lo scopo di combattere ostacoli, barriere, pregiudizi, garantendo un’eguale ed effettiva protezione legale contro ogni genere di discriminazione, definendo una nuova politica per le persone con disabilità basata sulla tutela dei diritti umani. La legislazione nazionale e internazionale dunque tutela i diritti dei disabili come fondamentali diritti umani ( e pare sin assurdo scriverlo ). Secondo stime ufficiali le persone disabili che vivono negli Stati dell’ U.E. sono circa 38 milioni (pari al 10% dell’ intera popolazione). In Italia, secondo dati ISTAT, i disabili sono circa 6 milioni e 500 mila ( 11% della popolazione italiana ); dati questi che non includono le persone che vivono in Istituti (circa 191 mila anziani) e i bambini sotto i 6 anni di età ( 45 mila 300 bambini ). In Italia sono circa 80.000 le persone, di età compresa fra i 6 e i 75 anni, con gravi difficoltà motorie dovute a patologie invalidanti e a traumi che hanno portato a stati di para e tetraplegia.