Vengono di seguito riportati degli articoli redatti dalla Dott.ssa Monini:
The new Era of personalised medicine was born as a reaction to the “One size fits All” Medicine that treated in the same way different illnesses and patients with failures and adverse reactions to drugs. As there is not one shoe that fits all feet and not one size that fits us all, we need individual shoes – medicine.
The revolution moved in three steps and it began in the 1930s with the era of incidental discoveries such as aspirin and penicillin – medicine that helped without researchers knowing how and why they worked. The second revolution started in the 1970s with new experimental methods and systematic screenings to finding chemical cures. The last step began in the early 2000s with the end of the human genome project and is now localizing medicine to a personal level.
Today Medicine uses new approaches to better manage patients’ health and target therapies to achieve the best outcomes in the management of a patient’s disease or predisposition to disease.
The disease is treated in the context of the patient, that is a world of proteins, of emotions, a family one.
Since the first sequencing of the human genome in 2000 ( at the cost of 1 billion dollars each) only 16 years have passed, and today we can have the genome of a person in a few hours and with a few hundred dollars, with a more precise profile of a person and a better treatment.
““Knowledge is research for truth – research for clarifying, objectively true theories. It is not research for certainty…””
K. Popper
Si è tenuta di recente A New York la 56esima sessione della "Commission on the Status of Women" (CSW), l'organo funzionale dell'ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) che si occupa delle questioni legate al genere maschile e femminile e all'empowerment femminile. La sessione è stata dedicata al grande tema dell'"Empowerment delle donne rurali e loro ruolo nella lotta alla povertà e nello sviluppo".
Nei progetti di solidarietà internazionale il coinvolgimento delle donne è garanzia di sostenibilità e di partecipazione in quanto, soprattutto nelle aree rurali, rappresenta un forte elemento di coesione sociale. Inoltre molte attività economiche in ambito rurale sono direttamente svolte e gestite da donne e associazioni di donne che con il loro lavoro contribuiscono allo sviluppo economico delle loro comunità.
La signora della Scienza italiana, Rita Levi Montalcini, Nobel per la Medicina 1986, non era presente al sessantesimo meeting dei Nobel laureates tenutosi di recente a Lindau; ma è come se lo fosse stata, per tutte le volte che è stata ricordata dai suoi amici e colleghi. Memorabile la sua partecipazione del 1993 quando presentò la "Magna Charta dei doveri dell'uomo ".
Ne parliamo con Christian de Duve, premio Nobel per la medicina 1974, suo grande amico.
"Rita è una persona speciale, animata da forti sentimenti sociali" ricorda il Nobel "ha sempre associato alla ricerca scientifica, iniziative concrete a sostegno delle popolazioni più svantaggiate".
Tutti d'accordo con Karl Raimund Popper quando afferma che ogni scoperta contiene un elemento irrazionale o un'intuizione creativa. Perché di intuizione, immaginazione e creatività, insomma di tutto ciò che sfugge ad un logico, freddo e programmato protocollo di ricerca, si è parlato in trasmissione con la Prof.ssa Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina 1986 ed il prof. Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, in occasione della loro venuta a Brescia per la giornata inaugurale dell'anno golgiano. Un anno, quello del 2006, che fu denso di eventi scientifici e culturali promossi dalla Fondazione Golgi e dagli Atenei di Brescia e Pavia per ricordare la figura e le opere di Camillo Golgi, in occasione del centenario del Nobel per la Medicina a lui conferito nel 1906. Si parlò di ricerca, ovviamente, che ai tempi di Camillo Golgi e della stessa Rita Levi Montalcini era caratterizzata oltre che da una buona dose d'intuito anche dall' arte di arrangiarsi. Insomma come dire: la necessità aguzza l'ingegno.
In una trasmissione registrata nel 1998, ebbi il grande onore e piacere di avere come ospite il Prof. Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina nel 1975. Ricordo quella puntata come tra le più singolari tra quelle registrate perché, prima di dare inizio all'intervista vera e propria, ci collegammo telefonicamente con la Prof. Rita Levi Montalcini. Ne nacque così uno dei colloqui più singolari avuti in una trasmissione televisiva; moderati da me, i due illustri personaggi parlarono a lungo delle esperienze vissute insieme durante il periodo degli studi, a Torino, e poi durante gli anni della ricerca in America. Un colloquio che non esiterei a definire di importanza storica e che riporto integralmente per tutti gli amici del web.
L'incontro che si è tenuto il 14 Maggio presso l'Auditorium Balestrieri di Brescia è nato come momento di incontro aperto agli studenti delle scuole secondarie superiori della città di Brescia e alla popolazione tutta nell'ambito delle manifestazioni organizzate durante l'ottavo Symposium Internazionale per la Ricerca sulla Rigenerazione del Midollo Spinale organizzato dalla Fondazione Giorgio Brunelli. Il convegno, che si è svolto sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Miur della Provincia di Brescia, è stato dedicato ad un argomento che purtroppo è sempre del giorno: "Gli incidenti sulle nostre strade ed autostrade che rappresentano la causa principale di lesioni del midollo spinale con para e tetraplegia". Il recente rapporto presentato a Bruxelles dall'European Transport Safety Council, un'organizzazione indipendente impegnata nelle campagne per migliorare la sicurezza sulle strade, informa che l'obiettivo prefisso dall' U.E. di dimezzare entro il 2010 il numero delle persone vittime della strada nei 27 Paesi dell'Unione non è stato raggiunto.
Ripristinare il dialogo interrotto tra sistema nervoso centrale e muscoli:
è quanto sembra essere possibile con una tecnica messa a punto da ricercatori di Brescia, guidati dal neurochirurgo Giorgio Brunelli. Fino a oggi non c'era alcun dubbio: una lesione del midollo spinale non può essere rimarginata perché il sistema nervoso centrale non permette la progressione degli assoni che provengono dai motoneuroni della corteccia cerebrale. L'impulso nervoso, durante il suo tragitto, trova infatti nel midollo un ambiente che è di ostacolo e non gli permette di raggiungere le cellule muscolari. Oggi, però, quest'evidenza scientifica è stata messa in discussione dai sorprendenti risultati di una ricerca tutta italiana, condotta all'Università di Brescia da Giorgio Brunelli, presidente della Fondazione per la ricerca sulle lesioni del midollo (E.S.C.R.I.), in collaborazione con i ricercatori PierFranco Spano, Sergio Barlati, Bruno Guarnieri, Alessandro Barbon, Roberto Bresciani, Marina Pizzi, dell'Università di Brescia e pubblicata sull'autorevole rivista Proceeding National Academy of Science (PNAS 2005, vol. 102, n. 24, pp. 8752-8757).
"L'anziano non è che un relitto umano, un abito a brandelli appeso ad un bastone a meno che l'anima non batta le mani e canti e canti sempre più forte per ogni brandello del suo animo mortale".
Questo pensiero del poeta irlandese William Butler Yeats lo si può leggere sulla prima pagina del libro della prof.ssa Rita Levi Montalcini "L'asso nella manica a brandelli" (edito nel 1998 da Baldini & Castoldi Dalai Editore) dedicato all'invecchiamento cerebrale dove l'asso è rappresentato dalle capacità raziocinanti coltivate per l' intera esistenza, le sole in grado di trasformare la vecchiaia in un periodo non meno sereno e produttivo delle fasi precedenti della vita. Oggi, all'alba del terzo millennio, il Cervello rappresenta per l'uomo l'ultima grande vera sfida. Se è vero, infatti, che la sua complessa anatomia è conosciuta, altrettanto non si può dire delle sue funzioni, potenzialmente infinite, e delle numerose malattie che lo colpiscono e ancora oggi sono senza possibilità di cura. Il nostro cervello possiede oltre 100 miliardi di neuroni, Pesa circa 1500 grammi ed è appena più grande di un pugno, ma è in assoluto la macchina più complessa del nostro organismo ed è lui che definisce quello che siamo. Dalla verginità del cervello del neonato alla intelligenza dell'adulto educato si giunge per gradi e processi complessi. Gli stimoli sensitivi trasmettono l'impulso elettrico alla corteccia sensitiva le cui cellule immediatamente li trasmettono ad altri neuroni per analizzarli, memorizzarli, collegarli con altre sensazioni, con il dolore e con il piacere.
Bisogna esserci stati per capire chi, quando parla o scrive di Madre Teresa di Calcutta, rischia forte la commozione; quella talmente profonda da togliere la voce e fare abbassare gli occhi. Per questo, leggendo l'opera che Renato Farina ha dedicato alla Madre, mi sono bastate poche pagine per entrare nella Mother House, la Casa-Madre nella Lower Circular Road e nell' atmosfera di Calcutta, sporca, maleodorante, con uno smog che toglie il respiro, con le sue luci, i suoi colori, i suoi corvi sospesi nel cielo in attesa dell'ultima pira. Tutto. Tutto rimane impresso e non solo nella memoria ma in ogni altra parte del corpo che ha respirato, mangiato, camminato, sentito e veduto ciò che mai avresti immaginato potesse esistere. E, sopra ogni altra cosa, loro: i fuori casta, i più poveri tra i poveri. Riconoscersi in quegli uomini, in quelle donne, e sentirli sin nel profondo fratelli e sorelle, con le loro ferite del corpo e dell'anima, è un miracolo d'amore. E Madre Teresa l'ha compiuto, per una scelta di Fede che ha trasmesso attorno a sé come la più contagiosa delle malattie trasmissibili. Scrive Farina: "Calcutta è l'estremo confine della terra...trecentomila sui marciapiedi a viverci, e va bene. Un bambino su otto ha probabilità di essere un adulto in salute, ma tiri avanti. Su dodici milioni di abitanti almeno quattro milioni soffrono di tubercolosi: la chiamano febbre rossa perché sputi sangue... negli slum si vive in dodici persone in cinque metri quadri invasi da liquami. Questo si legge. Ma questo non dice niente di Calcutta. Perché pensi di trovare a Calcutta la morte nera... e in effetto trovi la Maestà della morte. Ma poi scopri che sei tu che sei morto, sei tu ad aver bisogno di Calcutta. Perché lì è accaduto qualche cosa. Una presenza che capovolge persino il senso di quelle cifre, addirittura ribalta la morte, un nucleo pazzesco d'amore. Insomma, Madre Teresa".
Conoscere Licia Sbattella è vivere un'avventura. Le sue mani, i movimenti del suo corpo mentre parla e dirige esprimono una grande armonia e forza interiori che riesce a trasmettere a tutti, soprattutto ai "suoi" musicisti.
E allora l'illuminazione ti coglie e all'improvviso realizzi come l'Arte possa farsi Scienza e la Scienza Arte.
Oggi, grazie agli sviluppi nel campo delle Neuroscienze si sa che le informazioni musicali, dal suono al silenzio, al ritmo, alla melodia e all'armonia seguono, nel loro viaggio intracerebrale, dei particolari sentieri che corrono in fasci di fibre nervose, contattano i nuclei della base del cervello che li colorano di emozioni ed infine arrivano ai lobi frontali dove si integrano con altre informazioni per dare sensazioni coscienti della loro presenza.
E' una strage quotidiana, quella che si consuma sulle strade ed autostrade del nostro Paese.
Gli ultimi dati I.S.T.A.T., resi noti dall' A.C.I. nel corso del convegno tenutosi di recente a Roma, riferiscono che nel 2005, sono stati registrati 225.078 incidenti stradali con 5.426 morti e 313.754 feriti. Altissimi i costi sociali quantificabili in 35 milioni circa di euro.
Ancora una volta, nero su bianco, le cifre parlano chiaro e ci dicono di realtà che non vorremmo conoscere perché dolorose e perché ci richiamano, senza possibilità d'appello, alle nostre responsabilità di genitori, educatori, cittadini.
La domenica, con 1.014 decessi (il 19% del totale), è il giorno in cui si muore di più, il mese listato a lutto è luglio (19 decessi al giorno), le ore più a rischio sono quelle comprese tra le 14 e le 17, il maggior numero di decessi si registra tra la mezzanotte e le 6.
Nell' ordine, le cause maggiormente responsabili sono: il mancato rispetto della segnaletica, la guida distratta, la velocità ed il mancato rispetto della distanza di sicurezza.
Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina 1986, Senatrice a vita e Presidente onoraria della nostra Fondazione, è morta a Roma nella sua abitazione romana il 30 dicembre 2012 all'età di 103 anni mentre ancora studiava e lavorava alle sue ricerche.
È per tutti noi un grave lutto non solo perché era la nostra Presidente ad honorem ma soprattutto per l'amicizia che ci ha sempre dimostrato, per i consigli che ci ha sempre dato, per la generosità con la quale si sottoponeva a lunghi viaggi per partecipare ai nostri congressi e per la squisita disponibilità, da quella grande comunicatrice che era, nel concedere interviste e spezzare così il pane della Scienza, quella vera, per tutti.
Nel corso degli ultimi 20 anni la Dott. Luisa Monini, nostra attuale Presidente, l' ha ospitata nelle sue trasmissione di divulgazione medico-scientifica numerosissime volte, realizzando puntate uniche che rimarranno a testimonianza del suo pensiero e del suo operato sapiente, generoso, tenace, intenso, tanto nella ricerca scientifica quanto negli aiuti umanitari alle donne dei Paesi poveri del mondo. Il mio primo contatto con la prof.ssa Rita Levi Montalcini fu telefonico. Correva l'anno 1986 ed io l'avevo chiamata per invitarla al congresso internazionale che la nostra Fondazione, ogni due anni, organizza per la Ricerca sulle Lesioni del Midollo Spinale.